Il vello d'oro - Luigi Davì
Italiano | 1965 | 163 pagine
Il libro, mentre segna l’apertura verso un mondo nuovo (quello borghese, specialmente per il racconto da cui prende il titolo, che è la storia di un gruppo di soldati al tempo dell’alluvione nel Polesine), contiene un racconto dal titolo significativo: I rapporti umani. È la storia di un tentativo di sciopero, che non ha luogo per un incidente di sangue.
Nella trama narrativa e nel significato Davì ci riporta a posizioni morali, simili a quelle indicate sopra in Giovanni Pirelli, per la giusta precisazione dei diritti degli operai e della loro dignità di uomini.
Di questo si rende ben conto il capoofficina, che nel momento di soccombere “guardava con occhi velati a tutta questa gente che si preoccupava di lui, tutti costoro ai quali non aveva mai voluto male, ma per i quali aveva avuto problemi di coscienza : gradini, pedine, elementi da muovere sempre e soltanto a seconda della propria convenienza; quando mai si era accorto che erano della sua stessa specie, che doveva trattarli con equità, con rispetto, perché la condizione umana è una per tutti, peso e attributi”. A chiusura di racconto Davì presenta i suoi operai avvolti nel sentimento di condanna per la violenza usata e per di più consapevoli che la vita è qualcosa di sano: “era ancora questione di onestà : non si costruisce sulla pelle di uno di là del fosso. In altri casi sì, può fin essere magari il solo modo; in altro luogo sì, ma non in fabbrica, non da parte loro”.
Sono I rapporti umani nuovi che l’autore auspica per il mondo del lavoro?
Comments