Il coccio di terracotta - Riccardo Bacchelli
Italiano | 1966 | 366 pagine
Nel romanzo, Bacchelli si poneva un interrogativo: riesce una seconda paternità del protagonista a cancellare il dolore e il vuoto dei figli morti nella precedente bufera che aveva devastato la sua vita? La trama dello scritto si raggrumava proprio attorno a questo nodo insoluto del ricordo amaro e incancellabile del passato. Paradossalmente in Giobbe ormai ritornato felice sbocciava la nostalgia proprio del tempo precedente pur tragico, del Dio amato, ma crudele e incomprensibile. E quel passato era simbolicamente incarnato nel coccio di terracotta col quale Giobbe allora si grattava le piaghe purulente, mentre giaceva emarginato su un cumulo di immondizie. Un coccio conservato come una reliquia, anche quando l’orizzonte si era squarciato e Dio l’aveva colmato di beni, e saziato di giorni felici fino a 140 anni di vita, con figli, nipoti e possedimenti, ma sempre con quel buco nel cuore, la morte dei primi 7 figli e delle 3 figlie.
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