Il re del mare - Emilio Salgari
Italiano | 1974 | 385 pagine
Un romanzo avvincente e senza un attimo di tregua. Si tratta di uno dei non molti romanzi in cui la trama si dipana in maniera continua, senza i classici excursus salgariani in cui qualche personaggio si perde nella giungla o in mare restando isolato dagli altri e li ritrova solamente dopo aver superato molti pericoli e vicissitudini. Non vi sono le battute di caccia e gli altri "intermezzi" classici della prosa salgariana, tutte trovate che avvincono ed appassionano ma non aggiungono niente alla storia principale. Rispetto alla maggior parte dei romanzi di Salgari, "Il Re del Mare" ha una trama più continua, nel senso che ci sono pochissime digressioni rispetto al corpo principale della storia. In realtà c'è praticamente solo l'episodio in cui Yanez, Darma e Moreland restano bloccati su un isolotto e vengono catturati dal nemico. L'episodio è oltretutto di breve durata e risulta poi funzionale alla storia in quanto permette ad Yanez di restituire la libertà a Moreland.
Stiamo parlando di un romanzo molto ben riuscito nel suo complesso, di cui appezzo molto la prima parte che è in pratica una battaglia continua che si dipana senza alcuna noia grazie alle continue trovate di Salgari: palline con punte di acciaio, fuochi costituiti da mezza noce di cocco riempita di bambagia inzuppata di materiale infiammabile, catene sott'acqua per bloccare il passaggio alla nave, fuoco alla foresta, supplizio dei coccodrilli, carica degli elefanti, caucciù bollente versato sopra gli assalitori ... Una sequela di trovate che permettono di leggere tutto d'un fiato la storia.
In questo romanzo sia Sandokan che Yanez sono protagonisti ma con la differenza che Sandokan agisce sempre assieme ad Yanez, mentre quest'ultimo è anche protagonista solitario; ad esempio è lui che porta aiuto a Tremal-Naik. e che successivamente si "perde" con Darma e Moreland.
Tremal-Naik e Kammamuri sono secondari, mai soli, sono solamente delle spalle. Anche Surama appare poco, un po' di più Darma perché dovrà essere parte attiva nel "colpo di scena" finale.
Come al solito Salgari non perde occasione per ribadire il suo giudizio negativo sugli Inglesi, definiti da Sandokan "sterminatori delle genti di colore soprattutto quando indifese" mentre al contrario, almeno in questo romanzo, ha parole di elogio per gli americani (più propriamente statunitensi).
Rientrano nei classici canoni salgariani il profondo rispetto per il nemico vinto che si è battuto con coraggio ed il riconoscimento dell'eroismo dell'avversario (come ad esempio il comandante inglese che non abbandona la sua nave nonostante stia per essere affondata e per questo premiato con la "grazia" alla nave).
E' invece una figura fuori dai canoni tipici dei personaggi, anche secondari, di Salgari il "demone della guerra". Le innovazioni tecniche, soprattutto quelle militari, sono di solito estranee al contesto narrativo salgariano, almeno per quanto riguarda i cicli principali, e quindi il personaggio del "demone della guerra" è una vera e propria eccezione. Poi, quasi il Nostro si fosse pentito di averlo inserito nel contesto narrativo, lo fa uscire velocemente e affrettatamente di scena insieme alla sua misteriosa invenzione.
Colpisce poi l'elogio della semplice struttura socio-economica-politica della isola di Mangalum, una sorta di comunismo primitivo, alla Rousseau. Un commento veramente inaspettato.
Età di lettura 12 anni.
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