La caduta di un impero - Emilio Salgari
Italiano | 1995 | 191 pagine | ISBN: 9788881830718
Il libro riprende la trattazione dove s'era interrotta in quello precedente: Yanez De Gomera, il maharaja portoghese di Assam, ha sventato un tentativo di colpo di stato che ha messo a repentaglio la sua corona e, al comando dei suoi rajaputi, è appostato nella jungla a pochi metri dalla pagoda di Kalikò. Ma mentre sta per farvi irruzione, convinto di trovarvi all'interno i congiurati, s'accorge di esser stato attirato in una trappola dai suoi rajaputi, corrotti a caro prezzo dai cospiratori, e il colpo di mano è soltanto all'inizio.
Rimasto senza guerrieri e con soli due dei suoi venti elefanti, non ha altra scelta che incaricare i fidi Kammamuri e Timul di prendere il primo treno per Calcutta, incaricandoli di avvisare Sandokan via telegramma del grave pericolo che incombe sull'Impero. Nonostante un terribile disastro ferroviario ordito ai danni dei due viaggiatori nel cuore della jungla, Kammamuri e Timul arrivano sani e salvi a Calcutta, riuscendo a contattare il capo pirateria. In città, ottengono anche delle notizie fresche che chiariscono definitivamente i dubbi al lettore: dietro il sedicente bramino cospiratore che ha squassato la vita politica dell'Assam nel precedente libro, c'è Sindhia, il sanguinario ex-rajah che è evaso dalla clinica per malati psichiatrici nella quale era stato internato tempo addietro, al termine de Alla conquista di un impero.
Kammamuri e Timul, portata a termine la missione, prendono il primo treno per Rangpur, città di frontiera dalla quale hanno in mente di tornare in Assam via terra, ma vengono trattenuti dalla polizia inglese, impegnata in un'indagine sulla morte di un passeggero del loro treno. Evasi dai loro arresti con una rocambolesca fuga, i due rientrano in Assam, ma si rendono subito conto che, in loro assenza, la situazione è precipitata: Sindhia, al comando di oltre ventimila uomini, è giunto alle porte della capitale Gauhati, lasciando dietro di sé fiumi di sangue e migliaia di civili in fuga. A questo punto, Yanez escogita un ultimo, disperato piano: dare alle fiamme la capitale, ormai ridotta a città fantasma, e aspettare l'arrivo delle truppe malesi di Sandokan, asserragliato nella cloaca cittadina.
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