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(2087) Via dalla mia terra - Sabdera Gashi (1999)(41/3)

Aggiornamento: 14 dic 2022


Via dalla mia terra - Sabdera Gashi


Italiano | 1999 | 88 pagine | EAN: 9788804470694


Sadbera inizia il diario a sedici anni, nel 1996.

Lo scrive in italiano, lingua che conosce abbastanza grazie alla Rai, che riesce a captare anche nella sua terra, e ad un breve soggiorno in Italia, ospite dello zio, sposato con un’italiana, Antonella.


L’italiano, lingua che solo Sadbera conosce in famiglia, permette dunque alla ragazza di confidare al diario tutti i suoi piccoli segreti senza temere che i genitori possano leggerli.

All’inizio, il diario è simile a quello d’ogni ragazzina della sua età: racconta di feste, di uscite alla sala da biliardo, delle chiacchiere e confidenze alle amiche del cuore, dei lavoretti fatti per aver un po’ di soldi da spendere per il teatro, che è la sua passione, o per le mollette per i capelli, dei libri che legge, di Leonardo Di Caprio e del NatalePoi, piano piano, si introducono angoscia, stupri, minacce da parte dei serbi nei confronti degli albanesi, la paura di uscire di casa, amici e parenti che cominciano a scappare all’estero, l’uccisione, in un attentato, di Adriana, famosa attrice locale e idolo di Sadbera.

Poi la guerra arriva per davvero, prima quella dei serbi, poi quella della NATO, invocata da tempo da Sadbera come ultima speranza di fronte alla ferocia dei serbi e all’indifferenza del mondo alla tragedia del Kosovo, che durava ormai da molti anni e che diviene sempre più terribile. Il diario di Sadbera finisce il 30 Marzo del 1999.

Il giorno dopo i serbi sfondano la porta di casa della famiglia Gashi e costringono i suoi abitanti a scappare in Albania, con quel poco che riescono a portare con sè. In seguito, Sadbera trova rifugio con alcuni parenti nel campo profughi di Kavaje, in terra albanese, gestito dagli italiani. La conoscenza della lingua italiana fa sì che Sadbera possa fare da interprete tra i kosovari, arrivati al campo affamati, assetati, malati, dopo giorni di marcia estenuante, con la paura di non poter passare la frontiera, e i medici e i volontari italiani.

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