Poesie e prose - Giosuè Carducci
Serie " I premi Nobel per la letteratura" #08
Nobel anno 1906: “non solo in riconoscimento dei suoi profondi insegnamenti e ricerche critiche, ma su tutto un tributo all'energia creativa, alla purezza dello stile ed alla forza lirica che caratterizza il suo capolavoro di poetica”
Italiano | 1964 | 437 pagine
Al di là della corposa produzione poetica, la penna carducciana si esercita in numerose prose, connesse sia a momenti autobiografici che all’attività di studio nelle vesti di professore universitario (oltre che ai testi d’occasione, stesi per circostanze politiche e patriottiche).
Sintomatici, per l’unione in Carducci di poesia ed attività riflessiva, i cinque interventi Dello svolgimento della letteratura nazionale, tenuti dal 1868 al 1871 presso l’Università di Bologna, e dove l’autore sviluppa una prospettiva critica per cui le sorti della letteratura italiana sono state portate avanti, dopo l’anno Mille, dall’affermazione di una visione laica del mondo, e da un “rinnovamento” che procede dalle forze produttive e vitali del popolo. Anche il periodo delle corti rinascimentali (che nell’ottica del contemporaneo De Sanctis costituiscono un momento di grave decadimento morale e letterario) è considerato, nell’ottica di una poetica assai attenta alla “forma”, come un momento di alta creatività artistica. Il classicismo carducciano ha del resto molte influenze sulla pratica critica dell'autore; in Critica ed arte (1874) lo scrittore traccia un profilo del critico letterario che ha molte rispondenze con la sua stessa pratica di poeta e di artista: al centro di queste osservazioni c’è sempre il testo, attentamente analizzato, ma poco contestualizzato nella situazione storica circostante. I saggi carducciani ripercorrono così la tradizione ufficiale: da Dante e Poliziano, da Ariosto a Tasso fino a Parini e Metastasio, senza dimenticare un importante commento al Canzoniere petrarchesco e concedendosi anche una parentesi polemica contro il movimento romantico (come avviene in occasione di una prolusione accademica bolognese del 1860).
Fonte weschool
Parallela scorre la vena autobiografica, tra vitalità e malinconia: nelle pagine di Le ‘risorse’ di San Miniato (1883, poi confluito in Confessioni e battaglie) Carducci rievoca l’attività d’insegnamento presso il borgo pisano, combinando ai ricordi personali la capacità di cogliere dettagli e sfumature del paesaggio e delle figure umane incontrate nel corso del tempo, su una linea che, per certi aspetti, si avvicina ai testi poetici più celebri.
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